Lavagna. Raccolta firme per chiedere di revocare gli atti di concessione dei terreni del demanio comunale per la realizzazione delle opere di difesa dal rischio idraulico del fiume Entella, il cui progetto definitivo è stato approvato con delibera dell’ex provincia di Genova, del 2013, torna all’attacco il Comitato Giù le mani dal fiume Entella. Il portavoce, Giovanni Melandri, ricorda che sono state consegnate al comune di Lavagna 512 firme. “Tale raccolta, avvenuta in poco più di un mese, tramite due soli banchetti, rappresenta un risultato straordinario, che denota, meglio di molte parole, la sempre più diffusa sensibilità della gente su questo tema”, scrive nel documento inviato a regione Liguria e comune di Lavagna. 

“Si rileva, pertanto, come proprio coloro che massimamente dovrebbero essere protetti da tali opere non le vogliano. Il fatto dovrebbe bastare ad orientare diversamente i finanziamenti pubblici, tanto più che interventi di altro tipo sarebbero, invece, necessari ed auspicati dalla stragrande maggioranza dell’opinione pubblica”, aggiunge Melandri. Tra queste, il Comitato ricorda la rimozione del tappo sabbioso alla foce, non della sola barra, il ripristino delle sponde, gli intereventi nelle numerose zone franose dell’entroterra. “Le manutenzioni ordinarie, specie se abbinate a politiche del territorio volte ad evitare la crescente tendenza all’abbandono, potrebbero contribuire in modo rilevante ed efficace a limitare la necessità di interventi in emergenza al verificarsi di gravi danni e talvolta persino alla perdita di vite umane”, aggiungono i componenti del Comitato. “Dopo 15 anni sprecati in progetti faraonici assurdi, costati nel complesso oltre 1 milione di euro, dalle smaccate finalità volte ad un’ulteriore urbanizzazione, si deve cambiare rotta; lo chiede il nostro territorio bello, ma fragile, la gente, la memoria delle generazioni che ci hanno preceduto, nell’averci trasmesso un sapere antico, di cui molte volte non abbiamo tenuto conto; lo chiedono le generazioni che verranno, affinché la bellezza del nostro territorio non rimanga un’immagine di un tempo passato, ma un bene vivo da proteggere di cui si possa ancora godere”, chiude così Melandri.