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La sentenza: la bimba di Rapallo non fu schiavizzata PDF Stampa E-mail
Lunedì 08 Luglio 2013 16:32

Otto anni di reclusione alla madre, 6 anni al compagno di lei: sono le condanne che la Corte d’assise di Genova ha stabilito, oggi, per la vicenda della bimba ecuadoriana maltrattata e, secondo la formulazione dell’accusa, ridotta in schiavitù tra le mura domestiche, a Rapallo

. Le condanne finali sono significativamente più miti rispetto alle richieste del pm, che erano di 11 anni per la donna, 38 anni, ecuadoriana, e 7 e mezzo per il compagno, coetaneo, albanese. Questo, perché i capi d’accusa sono stati, sostanzialmente, ridotti a quanto richiesto dai due difensori, Fabio Di Sansebastiano per lei e Giovanni Roffo per lui. Niente riduzione in schiavitù, dunque: la corte ha riconosciuto, invece, i maltrattamenti, aggravati da lesioni gravissime riportate dalla vittima. A questo capo d’accusa, si affianca quello di sequestro di persona. Sicuramente, si tratta di una decisione che ha diviso gli umori dei giudici, visto che la camera di consiglio è durata la bellezza di sette ore, iniziata alle 9 per arrivare alla sentenza alle 16, oggi pomeriggio. La vicenda è decisamente nota e aveva popolato per lungo tempo le pagine dei giornali locali. Grazie anche alle riprese video realizzate dalla polizia del commissariato di Rapallo all’interno dell’appartamento della famiglia, dove vivevano anche i fratellini della bambina in questione, si è accertato che la piccola sia stata chiusa in terrazzo in pigiama, picchiata, costretta a mangiare solo gli avanzi degli altri. Adesso, i due difensori attenderanno le motivazioni della sentenza, per proporre, comunque, ricorso in Appello. “Siamo soddisfatti perché la corte ha accolto le nostre tesi sui capi di imputazione – dice Roffo – ma, preso atto del tipo di reato di cui si parla, si può ancora abbassare l’entità della pena”. Secondo Disansebastiano, “l’aggravante delle lesioni gravissime, assegnata ai maltrattamenti, è basata su una perizia la cui attendibilità contesteremo in Appello” e anche “l’imputazione di sequestro di persona è contestabile”.

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