La priorità è liberare dai cinghiali le zone più a rischio, a ridosso degli abitati e così la Provincia di Genova, la Prefettura, diciotto Comuni del territorio e l’Ente Parco di Portofino

hanno sottoscritto una intesa in base alla quale, nei territori interessati, la polizia provinciale potrà intervenire per abbattere gli ungulati anche in prossimità delle case, in base a motivi di pubblica incolumità e igiene pubblica. Sono coinvolti nell’intesa Chiavari, Lavagna, Sestri Levante, Rapallo, Santa Margherita, Portofino, Moneglia, Leivi, Carasco, Casarza e Castiglione per il Tigullio, ma anche Recco, Camogli, Avegno, Sori, Pieve e Bogliasco, nel Golfo Paradiso. “La situazione era davvero preoccupate e ringrazio molto il prefetto per la sua iniziativa e i sindaci per la loro disponibilità ad agevolare i nostri interventi”, commenta il commissario della Provincia, Piero Fossati, secondo il quale bisognava intervenire, perché mai i cinghiali si sono aggirati numerosi nei centri abitati come quest’anno. Nel Levante, nei primi sei mesi del 2013, le pattuglie della polizia provinciale sono intervenute 180 volte, oltre il doppio dell’anno scorso, abbattendo 400 capi, ed un centinaio nell’entroterra genovese. Sono numeri che si aggiungono ai quasi 10.000 capi abbattuti, in tutta la Provincia, con le battute stagionali. La discesa in massa nei centri abitati sembra dovuta alla difficoltà di questi animali a trovare il cibo necessario, dopo l’arrivo del cinipide che ha azzerato la produzione di castagne e ghiande nei boschi. Le catture avverranno con gabbie fisse, all’interno delle quali gli animali potranno essere abbattuti. Le nuove convenzioni consentono ai Comuni e al Parco di Portofino di dotarsi di gabbie proprie, da unire alle dieci della Provincia. Ribadito il divieto di alimentare i cinghiali, pratica che, però, sembra essere ancora abbastanza diffusa, la Provincia emanerà anche ordinanze per obbligare al mantenimento in ordine dei terreni incolti.