“Ci piacerebbe che l’amministrazione comunale, per una volta, volesse prendere almeno in considerazione le proposte alternative alla vendita all’asta, che non rappresenta certo la modalità migliore per perseguire l’interesse pubblico e la giusta valorizzazione di un bene di alto valore storico e culturale”.

 La firma, sotto queste parole, è di Anna Maria Castellano, e quindi di Italia Nostra. Non c’è, come in tanti altri comunicati stampa, anche il concorso di Legambiente, altra associazione, peraltro, ad essersi opposta, con vecchi ricorsi, alla vendita della Colonia Fara. Continua, tuttavia, la crociata delle associazioni ambientaliste contro l’alienazione, stimolata, questa volta, dalle ultime notizie, ovvero le zero offerte alla gara di una decina di giorni fa. Dopo il ricorso vinto al Tar nel luglio del 2009, poi cassato dal Consiglio di Stato, Italia Nostra continua a contestare l’operazione, questa volta evidenziando le insidie del nuovo percorso che si profila davanti all’amministrazione Levaggi: due nuove gare, con base d’asta ribassata del 10% rispetto alla prima, di poco inferiore ad 11 milioni, e poi l’eventuale possibilità di proseguire per trattativa privata: “Per la cifra che si riuscirà alla fine a spuntare, e per la destinazione finale che l’eventuale compratore vorrà dare, questa è la prospettiva più preoccupante”, dice Castellano, che teme, insomma, anche modifiche al progetto sulla cui base la vendita viene proclamata.