I sindacati si dicono soddisfatti, perché la base di partenza della trattativa con i rappresentanti dell’azienda Lames, conclusasi soltanto dopo le 23 di ieri sera, era, tutto sommato, su numeri doppi, sia per gli esuberi, sia per le casse integrazione. Ora, in teoria, passati i dodici mesi di ammortizzatori, 

anche i destinati alla mobilità potrebbero trovare chi la pensione chi la riassunzione con mansioni diverse. La trattativa stessa ha permesso di scongiurare anche le prospettive di riduzioni salariali. Questi sono i numeri finali: ottantacinque lavoratori, al massimo, saranno destinati alla cassa integrazione per i prossimi dodici mesi e trentasei (ventuno operai e quindici impiegati) alla mobilità, con selezione su base volontaria. Passati i dodici mesi, si valuteranno le possibilità di destinare qualcuno dei trentasei alla pensione o e di reimpiegarne altri in altre mansioni. 

Alla base di tutto, ovviamente, vi è la crisi del mercato dell’auto, con la Fiat al primo posto delle aziende europee che vedono diminuire le vendite. Dopo un boom di consegne effettuate ad agosto, adesso la Lames prevede, per ottobre, un crollo da 24mila e 19mila alzacristalli prodotti al giorno. Certo, con i numeri di oggi, lo spostamento a Cicagna, richiesto per far fronte alle imponenti commesse ricevute, perderebbe necessità, ma per gli stessi sindacati rimane, comunque, necessario, per modernizzare la produzione e tenere l’azienda competitiva sul mercato. Questo, però, determina altre e più gravi preoccupazioni: "Abbiamo notizia che le trattative tra azienda e Comune di Chiavari stiano incontrando difficoltà - dicono Sergio Ghio, Fiom Cgil, e Omar Di Tullio, Fim Cisl -. Certo, se quella partita non si chiudesse positivamente, tra poco non saremo qui a parlare di semplici esuberi ma faremo i conti con il trasferimento all'estero dell'azienda".