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Ragazzina ridotta in schiavitù: ancora indagini a Rapallo PDF Stampa E-mail
Lunedì 12 Dicembre 2011 12:05

Non hanno risposto, alle domande del giudice per l’indagine preliminare, la donna ecuadoriana di 37 anni ed il suo compagno, coetaneo, albanese, che giovedì scorso la polizia del commissariato di Rapallo aveva arrestato con l’accusa di riduzione in schiavitù. Difesi, rispettivamente, dagli avvocati Diego Baldi e Roberta Marallo,

 i due, negli ultimi giorni, si sono avvalsi della facoltà di non rispondere. Attendono gli sviluppi dell’inchiesta dalle celle dove sono stati reclusi, lei a Pontedecimo, lui a Chiavari. L’inchiesta prosegue, anche ascoltando, con l’ausilio degli psicologi, i due fratellini minori della dodicenne seviziata: a coordinarla, adesso, è un sostituto procuratore della Procura generale di Corte d’Appello di Genova, che opera di concerto con il Tribunale dei Minori. Il capo di imputazione particolarmente grave, infatti, impone lo spostamento della titolarità, che sino a qui era della Procura di Chiavari. Ad incastrare i due stranieri residenti a Rapallo sono, comunque, le immagini delle telecamere che gli agenti di polizia avevano installato, con uno stratagemma, nella casa della famiglia: da lì emerge come la dodicenne venisse picchiata, costretta sovente a rimanere in pigiama sul terrazzo, tenuta in piedi lontana dal tavolo mentre gli altri mangiavano, riservandole, soltanto a fine pasto, gli avanzi. Nel frattempo, il commissariato ha avviato anche una rogatoria internazionale con l’Ecuador, alla ricerca dei documenti della dodicenne. Quelli in possesso della madre, utilizzati per il ricongiungimento familiare che ha portato la minore a Rapallo, pochi mesi fa, attestano sia l’effettiva patria potestà sia una data di nascita della piccola, ma si preferisce verificare.   

 

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