Non era un documento marginale, quello mancante stamattina, all’udienza che, nelle previsioni, doveva portare alle sentenze in relazione alla vicenda dello zainetto carico di tritolo abbandonato alla stazione di Genova Principe. Agli atti del processo, che si sta svolgendo con rito abbreviato davanti al gup Mauro Amisano, mancava infatti il verbale del Ris di Roma. In base all’incarico ricevuto ancora dal pm di Genova, prima che la competenza fosse definita a favore di Chiavari, l’accertamento tecnico doveva stabilire se il dna dei capelli rinvenuti nel famoso zainetto fosse lo stesso di Giorgio Ozzeni. Il Tribunale di Genova, però, non lo ha inviato per tempo a quello di Chiavari, e così, alla fine, il processo è stato aggiornato al 12 aprile prossimo. Torneranno davanti al giudice per quella data, allora Giorgio Ozzeni e Giuseppe Paganini.

Secondo la ricostruzione dell’accusa, Ozzeni avrebbe lasciato il tritolo nel deposito bagagli della stazione, nel tentativo di far cadere accuse di terrorismo a carico della compagna sudamericana, che voleva allontanare. La difesa, rappresentata dall’avvocato Vittorio Pendini, punta però sulla tesi della completa estraneità ai fatti. Paganini, difeso dagli avvocati Giovanni Roffo e Massimo Scrivo, è invece ritenuto, sempre dalla Procura, l’uomo che avrebbe fornito il materiale esplosivo, frutto della vecchia attività di minatore. Il verdetto del giudice su queste accuse, arriverà, salvo nuovi colpi di scena, tra poco meno di un mese.